martedì 21 settembre 2010

In viaggio con Amandla (parte settima) Lukens riposa in pace

Uno scorcio di South River
dalla terraferma
17 giugno 2010. Al mattino presto, metto la testa fuori e mi accoglie una giornata limpida e ventilata, perfetta per navigare a vela. Decidiamo di spostarci a South River, circa dieci miglia ad est. Alziamo solo la vela di prua e navighiamo timonando manualmente, divertendoci a giocare con il vento che cambia direzione continuamente.
Due ore più tardi siamo davanti all’entrata della baia. Procediamo lentamente a motore perché dobbiamo seguire un percorso ad “esse” piuttosto stretto. Una volta dentro, ancoriamo su un fondale di tre metri e mentre stiamo per terminare le manovre, poco distante dalla nostra prua spunta un gruppo di delfini che compie qualche giro intorno alla barca, per poi sparire sott’acqua: non c’è male come benvenuto! Nel punto in cui ci troviamo, la baia è larga poco più di mezzo miglio. Intorno a noi regna il silenzio e la fitta
 vegetazione lascia spazio a piccole spiagge di sabbia chiara; purtroppo l’acqua è infestata dalle meduse, per cui devo farmi passare la voglia di fare una nuotata. Sulle sponde ci sono molti alberi abbattuti a testimonianza del fatto che il fenomeno dell’erosione in questi luoghi è piuttosto diffuso. Inoltre la zona è soggetta al passaggio degli uragani che contribuiscono ogni anno a cambiare la morfologia del territorio.
Osservo con il binocolo la costa, quando l’occhio cade su un cartello bianco posto tra due pali alti su cui campeggia la scritta “Lukens Cemetary”. Che strano, un cimitero in mezzo al nulla!
- Sai qualcosa riguardo al cimitero di Lukens? – chiedo a Fabio
- No, però se riusciamo a collegarci ad internet, possiamo scoprirlo –
Fissiamo l’antenna all’esterno e incredibilmente riceviamo il segnale: questa America non smette mai di stupirmi!

Il motore di ricerca dà come risultato un sito internet in cui spiega che il cimitero faceva parte di una piccola comunità di persone che si stabilirono a Lukens nel 1800. La cittadina venne abbandonata nel 1940 per via della posizione infelice del luogo, soggetto continuamente al passaggio degli uragani. Inoltre le città più grandi del North Carolina offrivano in quel periodo maggiori opportunità di lavoro. Così gli abitanti di Lukens smontarono letteralmente le loro case e si spostarono altrove, lasciando le tombe dei loro antenati come unica testimonianza della passata presenza di una civiltà.
- E’ interessante, perché non andiamo a visitarlo nel pomeriggio?- propongo a Fabio
- Vai tu, io resto in barca. Alla fine è soltanto un cimitero! –
Forse è “soltanto” un cimitero, ma la storia a cui è legato mi incuriosisce e mi affascina allo stesso tempo.

Costeggio con il tender una barriera artificiale di sassi. Proseguo lentamente perché il fondale in alcuni punti è basso e devo fare attenzione a non incastrarmi nel fango con il piede del fuoribordo. Pochi metri più avanti c’è un molo in legno; accosto ed assicuro con la cima il tender ad un palo. Ci sono solo io ed il bosco di conifere pullula di cicale che fanno da sottofondo ad un’atmosfera densa di tranquillità. Percorro un breve sentiero che porta al largo pianoro in cui si trova il cimitero e vedo sulla destra una tomba  con dei fiori messi di recente: nel sito web c’era scritto che il luogo è usato tuttora dai discendenti delle famiglie che hanno vissuto qui. Ogni anno a maggio i parenti si riuniscono ed organizzano un pic nic a South River e una visita al cimitero per commemorare i loro antenati.
Un aneddoto racconta che qualche anno fa, durante uno di questi raduni, un residente della costa orientale del North Carolina, chiese a Tom Tosto, l’organizzatore dei pic nic annuali, cosa avrebbe dovuto fare per essere sepolto nel cimitero di Lukens; mister Tosto ci pensò un attimo e rispose: - Tutto quello che deve fare è…morire! -

La tomba più vecchia
Man mano che scorro i cognomi sulle lapidi, mi accorgo che sono sempre gli stessi: Taylor, Mason, Pittman e pochi altri. La tomba più vecchia è quella di un certo Samuel Pittman, nato nel 1823 e morto nel 1848 a soli venticinque anni. Mi fermo davanti ad altre lapidi cercando di fantasticare su quali storie siano sepolte per sempre insieme ai loro nomi.
Al centro del cimitero c’è in grosso albero e sotto una panchina. Mi siedo e vedo in lontananza Amandla immobile nell’acqua; il canto delle cicale continua a farmi compagnia e un vento leggero rinfresca l’aria: immerso nella pace, distendo le gambe e chiudo gli occhi godendomi questo momento.
Alle spalle del cimitero, c’è un sentiero stretto che prosegue nel bosco; ho letto che dovrebbe portare all’area in cui sorgeva il villaggio, ma sembra che il tempo e gli uragani, abbiano spazzato via ogni cosa. Inoltre il cartello all’inizio del sentiero vieta l’accesso e, nonostante la curiosità sia forte decido di rispettare il divieto.

Una spiaggia "inavvicinabile"
Il tempo passa in fretta e sono costretto a lasciare la tranquillità di questo posto. Torno al molo e con il tender mi dirigo verso la costa nord per andare su una delle spiagge di sabbia chiara che ho visto arrivando qui, il fondale però diventa basso già a venti metri dalla riva e con tutte le meduse che ci sono in giro non me la sento di rischiare a camminare nell’acqua. Credo che per oggi possa bastare l’esperienza di Lukens.

Mentre fisso il gommone alla poppa della barca, Fabio viene verso di me: - Allora, com’era il cimitero? –
- Non è “soltanto” un cimitero, è un posto in cui se ti fermi ad ascoltare, ti racconta i suoi duecento anni di storia! –
Mi guarda perplesso, forse pensando che abbia visto un fantasma e decide di non approfondire la faccenda…
Domani partiremo alla volta di Belhaven: dovremo percorrere cinquanta miglia tra laghi e canali, alla fine dei quali ci aspetta un’altra “singolare” esperienza.
Continua…

Nessun commento:

Posta un commento