martedì 7 settembre 2010

Alla ricerca di Simba

Adham
Ore 5:45, la sveglia suona inesorabile. Abbiamo pochi minuti per vestirci e fare colazione: alle 6:15 il van ci aspetta davanti al resort pronto a partire. Ci facciamo passare in fretta il sonno; personalmente sono ansioso di iniziare il viaggio verso la savana. La nostra guida è Adham, un omone grande e grosso che assomiglia vagamente all’attore protagonista del film “Il miglio verde”. Ci premette che il viaggio sarà
 lungo ma che saranno due giorni indimenticabili: non avrà mica anche le stesse doti paranormali del personaggio nel film?
La prima sosta è alle porte di Malindi per riunirci con gli altri mezzi in partenza per il safari ed aspettare la guardia armata che ci scorterà fino al parco. Si parte!. La strada sterrata assume subito un colore rosso mattone ed è costeggiata ai lati da mini-villaggi di capanne da cui escono bambini in corsa verso i nostri mezzi per salutarci e chiederci qualcosa in regalo. Il sole entra ed esce da dietro le nuvole creando variazioni cromatiche del paesaggio che ci sfila accanto. Di tanto in tanto la foresta si interrompe per lasciare posto a quattro o cinque capanne messe lì formare un villaggio. Dopo tre ore, arriviamo al parco dello Tsavo Est. Prima dell’entrata, sulla destra c’è un market e le toilettes, dove è d’obbligo una sosta. Alle spalle della struttura ci aspetta una sorpresa: numerose scimmiette scorrazzano intorno a noi, nella speranza di ricevere qualcosa da mangiare. Purtroppo c’è sempre qualcuno che cede alle loro smancerie! Sono abituate a vedere le persone e posano tranquillamente davanti ai nostri obiettivi.

Forse sono andato oltre...
Più in là scorre un fiume dal quale sbuca fuori una femmina di coccodrillo di circa tre metri e mezzo. Si ferma immobile sulla riva ed il guardiano del parco ci assicura che ha appena mangiato (si, ma cosa?). Si volta dandoci le spalle e mi avvicino a poca distanza dalla sua coda: ho l’istinto di toccarla, ma qualcosa mi dice che sono già andato oltre...Mi accontento di essere riuscito a farle un bel primo piano con la telecamera!

Le premesse sembrano buone e l’entusiasmo del gruppo cresce. Svolte le pratiche per entrare nel parco, Adham solleva il tettino del van per darci modo di osservare gli animali. Davanti a noi ci sono centinaia di chilometri quadrati di savana e finalmente avrò modo di vedere dal vivo quello che finora ho visto solo nei documentari.

Il babbuino ci osserva
A pochi metri dall’entrata un grosso uccello serpentario ci dà il benvenuto. Anche le gazzelle non tardano a farsi vedere: brucano tranquillamente l’erba della savana incuranti della nostra presenza. Questo lascia pensare che la grande attrazione del parco, il leone (simba, in lingua Swhaili), non è nelle vicinanze; ma non disperiamo, in fondo siamo appena entrati! Adham ci ricorda che la vita nella savana è attiva soprattutto durante la notte e che di giorno, in linea di massima, sia prede che predatori, possono prendersi qualche ora di pausa passeggiando tra l’erba o rilassandosi all’ombra di un albero. Attraversiamo gran parte dello Tsavo est incontrando diverse famiglie di elefanti, dik dik, facoceri , impala e zebre, quando sulla nostra destra, seduto comodamente su un sasso, vediamo un grosso babbuino che ci osserva: si gratta, si accarezza il petto e restando tranquillamente al suo posto, si lascia fotografare.

A pranzo con gli elefanti
Verso le 13:00, dopo svariati chilometri di strada impolverata, raggiungiamo il South Camp per pranzare. Dopo esserci serviti a buffet, ci sediamo ai tavoli in compagnia di una famiglia di elefanti che si ristora in un laghetto a duecento metri da noi, mentre alcune scimmiette scorrazzano intorno ai tavoli senza mai avvicinarsi troppo. Sembra tutto programmato, eppure a pensarci bene, gli unici animali ammaestrati in questo posto, siamo noi!

Dopo pranzo riprendiamo il cammino diretti verso lo Tsavo Ovest. In questa parte del Kenya, la vegetazione è più verde e folta e gli animali più numerosi. Non mancano all’appuntamento delle bellissime giraffe che con passo sinuoso brucano tra le foglie degli alberi. Poco distante in un laghetto ci sono due ippopotami quasi completamente immersi nell’acqua. Nel tardo pomeriggio incontriamo una coppia di struzzi che corre nell’erba alta. Percorriamo ancora diversi chilometri quando la strada inizia ad inerpicarsi su una montagna alla fine della quale ci attende una delle sorprese che Adham ci aveva riservato per questo safari: il campo dove passeremo la notte.
Un bungalow del campo
Rimaniamo stupiti per qualche istante di fronte a questo spettacolo; siamo a 1.200 metri di altezza e sotto di noi c’è un’immensa distesa di savana a perdita d’occhio! All’orizzonte intravediamo delle colline dietro le quali si erge maestoso il Kilimangiaro. La temperatura è calata ed indossiamo le felpe. Dopo esserci riscaldati con thè, latte caldo e pasticcini, il personale del campo ci consegna le chiavi del bungalow insieme ad una torcia che servirà per illuminare l’interno delle nostre strutture, dato che la sera spengono il generatore di corrente. Ceniamo su una terrazza all’aperto intorno ad un’unica tavolata e mentre il cuoco fa salire nell’aria l’invitante profumo delle bistecche e degli spiedini di carne alla brace, ci scambiamo le prime impressioni sulla giornata appena trascorsa. Dopo cena ci sediamo intorno al falò acceso in un braciere circolare ricavato nel pavimento della terrazza che affaccia sulla savana. Intorno a noi c’è un silenzio quasi irreale, interrotto solo dalle nostre voci; la luna piena appare da dietro le nuvole illuminando l’immensa distesa sotto di noi: tra non molto, la vita nella savana si sveglierà.

Pochi minuti prima che si spenga il generatore, raggiungiamo il nostro bungalow tendato. Non riesco a dormire e mi siedo sul terrazzino che affaccia sulla piana: sto semplicemente bene e vorrei che questo momento non finisse mai.

Ore 6:00 del mattino. Non ricordo di aver dormito così bene come questa notte. Mi sveglio riposato e consapevole che potrebbe essere la giornata giusta: andiamo a cercare simba!

Scendendo giù per la montagna, incontriamo degli alberi spezzati dagli elefanti durante la notte: sembra ci sia stata un’attività frenetica nelle ultime ore. Arriviamo ai piedi della collina chiamata Lion Rock, ma dei leoni neanche l’ombra. Adham è collegato via radio con le altre guide del parco e si parlano in Swhaili; stiamo con gli occhi aperti e le orecchie tese nella speranza che pronuncino la parola “simba”. Ad un tratto sentiamo un guardiano parlare freneticamente al baracchino con Adham, che inizia a correre verso il bush lasciando un polverone rosso dietro il van. Gli chiediamo che succede, ma non risponde fino a quando arriva la fatidica conferma via radio: hanno avvistato un leone! Raggiungiamo un gruppo di pulmini fermi a bordo strada. Con il binocolo, vediamo qualcosa muoversi tra l’erba alta.

Simba!

Eccolo! A circa cento metri di distanza un bell’esemplare maschio si aggira solitario per la savana. Uso lo zoom della telecamera per cercare di distinguere la figura del leone che sembra essersi mimetizzato. E’ tranquillo e si mantiene a debita distanza da noi. Cala il silenzio. Ad un tratto scarta verso sinistra e mentre tutti restano fermi, la nostra guida mette in moto il van e compie un largo semicerchio, allontanandosi dal leone. Non riusciamo a capire cosa stia facendo, e lo preghiamo di tornare indietro, ma lui prosegue per altri cento metri prima di fermarsi sulla strada di fronte ad un bivio. Nella foga non ci siamo accorti che simba stava camminando verso di noi e che Adham aveva indovinato le sue intenzioni. Riesco ad inquadrare perfettamente con la telecamera il suo viso: la sua calma ed il suo portamento mi ricordano che abbiamo di fronte il “re della savana”. Restiamo immobili come attratti dalla sua presenza, quando attraversa la strada a pochi metri dal “muso” del pulmino, proseguendo il cammino verso l’erba alta. Mentre lo guardo allontanarsi, avvolgo immediatamente il nastro della telecamera per assicurarmi che tutto sia a posto: perfetto, i dieci minuti più intensi di questo safari, sono definitivamente al sicuro!

Facciamo ritorno al campo dove ci aspetta una tavola imbandita per la colazione; presto ci rendiamo conto che l’incontro con “simba” ci ha messo una fame da...leone e nessuno rinuncia alle ottime omelette e crepes con marmellata che il cuoco continua a preparare, accompagnate da biscotti caldi, thè, latte, succhi di frutta e, nella bolgia pantagruelica, ci scappano anche due wurstel appena grigliati!
E’ ora di partire e salutiamo a malincuore il personale del campo.
Il nostro gruppo
Il safari è stata un'esperienza che mi ha permesso di stringere un legame ancora più intenso con questa splendida terra che sa trasmettere sensazioni forti e lasciare ricordi indelebili. Arrivederci Africa!


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