sabato 4 settembre 2010

In viaggio con Amandla (parte seconda) Il "mostro" sull'Atlantico

In lontanaza lo skyline di Miami
5 giugno 2010. Siamo in navigazione da un paio di ore su un mare calmo. I venti deboli costringono Amandla a procedere a motore. Dobbiamo sperare di raggiungere al più presto la Corrente del Golfo che ci aiuterà ad arrivare a Miami più velocemente. Ad un tratto la frizione del mulinello ci avverte con il suo caratteristico ticchettio, che qualcosa ha abboccato alla lenza calata in acqua. Fabio si precipita sulla manovella e riavvolgendola vediamo spuntare dall’acqua l’inconfondibile sagoma policroma di un dorado. Arrivato sottobordo, lo vediamo divincolarsi tenacemente e mentre stiamo per tirarlo su,
con un ultimo strattone riesce a liberarsi e scappare. Meglio così: ho sempre provato un senso di rispetto per questi pesci, forse dovuto alla loro combattività e poi, in fondo la cena per stasera non ci manca. A trenta miglia dalla costa veniamo “catturati” dalla Corrente del Golfo. Sembra di salire su un enorme nastro trasportatore e la nostra barca non tarda a reagire aumentando la velocità di quasi tre nodi nonostante il vento contrario. Questa corrente si forma nel Golfo del Messico e risale verso il nord Atlantico dove va ad inabissarsi per effetto del raffreddamento dell’acqua. E’ in grado di raggiungere una velocità di circa tre nodi (5,6 km/h) e a quanto pare Amandla sta sfruttando appieno la sua potenza.

L'alba sull'Oceano Atlantico
La notte arriva e con lei la calma totale. Stiamo navigando in un immenso lago salato. Mettiamo il motore al minimo e ci lasciamo spingere dalla corrente mantenendo una velocità di cinque nodi. Decidiamo di fare turni di guardia di due ore ciascuno e grazie all’installazione a bordo sia del radar che dell’AIS, la navigazione scorre più serenamente. L’AIS è un apparecchio elettronico che segnala la presenza intorno a noi di imbarcazioni e navi che trasmettono un segnale dedicato. Inoltre è in grado di calcolare in base alla velocità ed alla rotta di entrambe le imbarcazioni se c’è o meno il pericolo di collisione, permettendo di apportare le dovute correzioni al pilota automatico con largo anticipo. Con le prime luci dell’alba, vediamo spuntare in lontananza l’inconfondibile skyline di Miami. Le mede per l’incanalamento all’entrata del porto, iniziano a circa due miglia di distanza dalla costa, permettendo un traffico marittimo ordinato intorno a queste acque.
Entriamo nel porto di Miami
Alle sette del mattino facciamo il nostro ingresso nel porto di Miami. La temperatura è intorno ai trenta gradi e la piacevole brezza proveniente dall’Atlantico rende più sopportabile il caldo. Poiché Amandla ha un pescaggio di due metri e venti, uno dei pochi posti dove possiamo buttare l’ancora è alla sinistra di Fisher Island, su un fondale di quattro metri. Non è un vero e proprio ridosso dato che siamo esposti ad est, ma il fondale fangoso sembra offrire una buona tenuta all’ancora. I nostri piani prevedono la sosta di un giorno in rada, per poi ripartire domani mattina verso Palm Beach.

La sera, prima di coricarci, ascoltiamo il bollettino meteo sul VHF: le notizie non sono confortanti, poiché si prevede il passaggio di una perturbazione davanti alle coste della Florida, con venti fino a 55 nodi. Per precauzione rinforziamo l’ancoraggio calando sessanta metri di catena e andiamo a dormire.

- Marco, svegliati! - sto dormendo profondamente e la voce arriva da lontano dandomi l’illusione di stare ancora sognando.
- Marco, vieni in pozzetto! -

Il "mostro" sull'Atalntico
Apro gli occhi e vedo il volto preoccupato di Fabio che mi fissa dall’oblò
- Che ore sono? - gli chiedo
- Sono le due del mattino, ma preferisco che tu venga qui! -
Strappato dal sonno, mi precipito fuori e volto la testa verso est seguendo lo sguardo di Fabio. Davanti a noi si mostra uno spettacolo tanto meraviglioso quanto inquietante. Il cielo ricoperto da nubi basse e nere sta scaricando sull’Oceano Atlantico fulmini e lampi che illuminano di un colore sinistro l’intero orizzonte. Restiamo impotenti a guardare la natura scatenarsi, pronti ad accendere il motore e filare più catena in acqua, nel caso questo “mostro” dovesse decidere di piombarci addosso. Non possiamo fare altro.
Dopo venti minuti lo vediamo cambiare direzione. Tiriamo un sospiro di sollievo e torniamo a dormire nelle nostre cabine con un occhio chiuso. Prima di chiudere anche l’altro, prego gli dei del cielo affinché domani ci permettano di lasciare questo posto, dal momento che le zanzare mi stanno divorando!
Miami
Continua…

Nessun commento:

Posta un commento