mercoledì 15 settembre 2010

In viaggio con Amandla (parte quinta) Allarme in alto mare

Inizia un altro giorno
13 giugno 2010. Ore 7:00. Ascoltiamo per l’ultima volta il bollettino meteo che conferma una finestra di bel tempo per i prossimi tre giorni. Partiamo. Il vento da nord-est è piuttosto debole e ci mettiamo alla ricerca della Corrente del Golfo, procedendo con le vele alzate ed il motore acceso. La ritroviamo a circa quaranta miglia dalla costa, e Amandla, quasi come a volerla ringraziare, reagisce prontamente portandosi ad una velocità di dieci nodi. Spegniamo il motore e inseriamo il pilota automatico, lasciandoci nelle mani degli elementi naturali. Mentre sono immerso nella lettura di un libro, alzo lo sguardo e
 vedo a poche miglia dalla prua , un groppo carico di pioggia che si dirige verso di noi. Dopo alcuni minuti, ci investe scaricandoci addosso grosse gocce di acqua tiepida: la tentazione e forte e non resisto. Esco allo scoperto e alzando la testa al cielo, mi lascio bagnare dalla pioggia. Faccio fatica a respirare, ma la sensazione è troppo bella e resto fermo sotto l’acqua, sperando che questo momento non finisca mai: è incredibile quanto basti poco per sentirsi felici!

Sono fuori che mi sto asciugando quando Fabio da sottocoperta mi chiama.
- Hai sentito il Pan Pan? Sembra che ci sia un ketch di quindici metri con lo scafo di colore blu, che imbarca acqua –
- Si, ma ha detto le coordinate geografiche troppo velocemente; sei riuscito a segnarle? –
- No, aspettiamo che ripeta il messaggio, così le scriviamo su un foglio di carta –

Il Pan Pan è un messaggio di soccorso che viene lanciato via radio quando si è in difficoltà ma non c’è un imminente pericolo per l’equipaggio o per l’imbarcazione.


Arriva la pioggia
Passano un paio di minuti ed il comandante del ketch ripete la chiamata. Dalla posizione, risulta che la barca è a cinquanta miglia a nord-est della nostra rotta: potremmo essere sul posto in poco meno di sei ore. Mentre facciamo i calcoli, sentiamo la Guardia Costiera rispondere prontamente alla richiesta di soccorso, assicurando l’equipaggio che una motovedetta sta uscendo in loro aiuto. Restiamo con le orecchie tese e, con il binocolo sondiamo l’orizzonte man mano che ci avviciniamo al punto segnalato. Da un paio di ore il comandante del ketch non risponde più alle chiamate della Coast Guard e pensiamo al peggio. 
- Ma no, se fosse degenerata la situazione avrebbero lanciato il Mayday – mi dice Fabio.
- E se non avessero fatto in tempo a farlo? –
- Beh, possiamo solo sperare che il sistema automatico di segnalazione della posizione, funzioni bene…-
Mentre discutiamo sulle varie ipotesi plausibili, arriva verso di noi un elicottero ed una motovedetta della guardia costiera a tutta velocità. L’elicottero si ferma sulle nostre teste, mentre il comandante della motovedetta, ci passa a poppa, accostando a pochi metri.
- Tutto bene a bordo? Avete risolto il problema con la falla? – grida un militare
- Deve esserci un errore, non siamo noi ad aver lanciato il Pan Pan! – gli risponde Fabio
Pensiamo immediatamente che anche Amandla ha lo scafo blu e capiamo subito l’equivoco.
- Dovremmo quasi essere sul punto segnalato, ma non abbiamo visto niente finora – dice Fabio.
Leggiamo sul volto dei militari la delusione: senza più nessun contatto radio è come cercare un ago in un pagliaio!
Arriva la sera e con lei il buio. Alla radio sentiamo che la Guardia Costiera ha deciso di interrompere le ricerche del ketch. Cenando in pozzetto, parliamo dell’accaduto e una delle ipotesi che viene fuori è quella dell’affondamento “poco” accidentale ai danni di qualche assicurazione. Non sapremo mai cos’è successo realmente!

E' notte. Mi sveglio di soprassalto, ritrovandomi addosso alcuni libri caduti da una mensola. Esco fuori barcollando e vedo Fabio vestito con la cerata.
- Che succede? - Gli chiedo ancora assonnato
La scia di Amandla di notte
- Il vento ha girato a sud ovest! –
Mi volto e vedo nel buio onde alte un metro e mezzo arrivare lateralmente verso di noi che, scontrandosi con la Corrente del Golfo, fanno “ribollire” confusamente il mare. La barca “balla” e noi con lei. Passiamo una notte insonne cercando di assecondare i movimenti di Amandla per non cadere addosso alle cose che ci circondano.

La mattina dopo l’oceano è ancora formato, ma le onde sono diminuite di intensità e altezza. I nostri stomaci sono in subbuglio e non abbiamo nessuna voglia di fare colazione. Siamo coscienti, però, che lo sforzo debba essere fatto per non cadere nella trappola del mal di mare, per cui mi faccio coraggio e scendo sotto a prendere latte e biscotti, mangiando controvoglia. Per fortuna c’è un bel sole caldo che aiuta a riprenderci dall’umidità della notte passata, asciugando i nostri vestiti…e le nostre ossa!
A metà mattina il vento gira a nord-est rinforzando: il mare si calma e Amandla prende immediatamente velocità. A parte il passaggio di una famiglia di delfini a qualche metro dalla barca, la giornata scorre senza imprevisti.

Il terzo giorno di navigazione ci sorprende senza vento. Inoltre da un paio di ore siamo usciti dalla Corrente del Golfo e non possiamo fare altro che arrenderci all’evidenza ed accendere il motore. Riusciamo a spegnerlo solo nel pomeriggio grazie ad una brezza da nord-ovest. Ne approfitto per calare in acqua la lenza da traina e chiedere al mare qualcosa da mangiare, visto che il freezer è quasi vuoto. Poco prima del tramonto, risponde alle mie preghiere facendo abboccare alla lenza un dorado di circa otto chili: dopo averlo pulito e tagliato a tranci, ci rendiamo conto che abbiamo abbastanza carne per i prossimi giorni e per non approfittare della benevolenza del mare, smettiamo di pescare per il resto del viaggio.

 
Il dorado...e la stanchezza!
Durante la notte il mare si calma obbligandoci a navigare in un immenso lago salato. Sono due giorni che non incrociamo navi e imbarcazioni; possibile che in queste acque ci siamo solo noi? E’ strano pensare come la solitudine che si cerca quando si va per mare, possa essere in particolari momenti una cattiva compagnia…
Allunghiamo i turni di guardia portandoli a tre ore per dormire un po’di più. Inizio io alle 21:00. Mentre sono assorto nei miei pensieri, l’AIS ci riporta nel mondo civile segnalando la presenza di tre navi, una delle quali, secondo i calcoli dell’apparecchio, dovrebbe passare a meno di mezzo miglio da noi. Ho sempre sentito parlare dell’indifferenza dei comandanti di questi “bestioni” in caso di una rotta di collisione con piccole imbarcazioni, per cui tengo gli occhi bene aperti pronto a correggere la direzione del pilota automatico. La vedrò sfilare, dopo un’ora, a poche centinaia di metri a dritta in tutta la sua imponenza.
Mancano poche ore all’arrivo a Beaufort. Domani mattina dovremmo avvistare la costa e prendere la decisione che rivoluzionerà il nostro viaggio!
Continua…


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